Concerti
Post Nebbia: Palermo e Padova. Così diverse, così vicine [live report @i Candelai]
Siamo stati alla data palermitana del tour di “Entropia Padrepio”, partecipando attivamente al percorso di crescita di una band che, proponendo il proprio stile e il proprio suono, si sta pian piano ritagliando degli spazi molto importanti nella scena italiana
Post nebbia, Live Report @ Palermo (I candelai) – Padova e Palermo sono separate dalla bellezza 1.391 km. Si tratta praticamente di quindici ore di macchina, quattordici se – come incredibilmente suggerito da Google Maps – bypassi la Salerno-Reggio Calabria optando per le esotiche (e marittime) vie della Sardegna salendo poi da Livorno fino al Veneto (tutto vero, controllare per credere). Eppure nella serata di venerdì 17 marzo le distanze tra le due città si sono completamente azzerate grazie alla presenza dei Post Nebbia a I Candelai, luogo storico del capoluogo siciliano, per il tour di “Entropia Padrepio” (prodotto da Panico concerti), tranche di live arrivata alle battute finali (il 23 marzo il gran Finale in Santeria, a Milano).
Sia chiaro, non si tratta soltanto di una scontata presenza fisica bensì concettuale, in quanto l’immaginario sciorinato dalla formazione guidata da Carlo Corbellini nelle ultime due fatiche discografiche (dunque “Canali Paesaggi” e appunto “Entropia Padrepio“), sembra calzare a pennello non solo con le atmosfere locali padovane, ma anche con quelle dell’estremamente diversa realtà siciliana. Basti solo pensare al luogo dove si è svolto il concerto: I Candelai, il club più importante e rinomato della città, essendo situato in pieno centro storico si trova praticamente accerchiato da Chiese, una delle istituzioni su cui la band si concentra e si interroga maggiormente nell’ultimo album. La stessa Via Candelai, come in realtà tutta l’ampia zona della movida da sempre è poi in grado di far convivere nello stesso posto l’alto e il basso, lo chic e il trash (particolarmente amato da Carlo) presentandosi a suo modo come la “Viale Santissima Trinità” cantata dai ragazzi.
Ai riferimenti cristologici e spirituali dell’ultimo progetto si aggiunge poi l‘esplorazione sensoriale sulle tv private presente in “Canale Paesaggi“, tranquillamente riconducibile anche alle reti siciliane che, in passato, sono riuscite a offrire momenti a dir poco surreali. La lista è lunga: dalla clamorosa intuizione della numerologa e sensitiva Agostina Oliveri che nel 2001 indovina una clamorosa quaterna al lotto facendo vincere migliaia e migliaia di fedelissimi alle stranianti e ipnotiche trasmissioni a tinte “neomelodiche” di Ciccio Mira (consiglio: provate ad ascoltare “Canale Paesaggi” guardando contemporaneamente su YouTube alcuni video della rete TSB o al massimo degli spezzoni del film “Belluscone” di Franco Maresco, è un’esperienza).
Insomma, non poteva esserci luogo e occasione migliore per godere a pieno di tutta l’essenza dei Post Nebbia, saliti sul palco dopo l’opening di Guidoboni proponendo un set estremamente solido e compatto, contrassegnato da un tipo di sound che gioco forza scava ancora di più in profondità rispetto allo studio impattando tra distorsioni, psichedelia e corposi interventi sintetici.
Scorrevolissima la scaletta, un vero e proprio dialogo tra i due album citati. Si parte con un bel pestone, ovvero “Cuore semplice“, per poi passare in rassegna la trascinante “Voce fuori campo” sfociando quindi nel pezzo-manifesto “La mia bolla” e nella coinvolgente “Vietnam“; seguono quindi “Luminosità alta” e “Pensiero magico“.
La sensazione più interessante, oltre che nella performance vocale ipnotica, sta proprio nell’impasto degli strumenti, tutti considerati attori protagonisti: il basso di Andrea Cadel, le tastiere di Giulio Patarnello, la chitarra di Corbelli e le notevoli pulsazioni alla batteria di Giovanni Dodini rendono il suono monolitico ma, allo stesso tempo, “spacchettabile”, tanto da poter godere delle sfumature di ogni singola sezione. Molto gradevole anche la gestione dei tempi. I brani infatti, pur prendendosi il proprio respiro, non sfociano mai in parti strumentali eccessivamente ridondanti, calibrando alla perfezione le code con rimandi shoegaze e buon gusto.
Ci sarà spazio anche per un po’ di sano cazzeggio con una cover divertentissima di “Pop Porno“, passaggio che porta con giusto equilibrio il live verso una seconda parte di grande presa, impreziosita da episodi come “Persone di vetro“, “Freni inibitori” e “Cristallo metallo” fino ad appoggiarsi alla fascinosa “Viale Santissima trinità“, preludio del bis con il pezzo più famoso del lotto, “Televendite di quadri“, e con la conclusiva “Oltre la soglia“.
Il pubblico, estasiato, ne vorrà ancora. Carlo, dopo una breve riflessione, rieseguirà quindi “La mia bolla“, regalando l’ultima gioia a I Candelai. Una serata da ricordare. È sempre estremamente stimolante assistere attivamente alla crescita di una band che, passo dopo passo, senza boost o scorciatoie di alcun tipo, si sta prendendo uno spazio considerevole della scena italiana soltanto grazie al proprio estro, alla propria personalità, alla propria urgenza espressiva e al proprio suono. Non capita più così spesso. Ci riteniamo fortunati.
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