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Stop al Superbonus edilizio, ecco cosa cambia e quali sono le deroghe

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La decisione del governo Meloni di bloccare la cessione dei crediti sui bonus fiscali mettendo mano alle norme del decreto Superbonus, incentivo introdotto nel 2020 e dedicato a chi ristruttura un immobile, comporta una serie di novità, a cominciare dalla riduzione della detrazione dal 110 al 90% entrata in vigore all’inizio di quest’anno. Vediamo quali.

Per i nuovi interventi edilizi (non quelli già avviati) resta solo la possibilità della detrazione d’imposta. Tuttavia il governo, secondo le ultime notizie riportate dall’Ansa, starebbe lavorando all’introduzione di una serie di deroghe, in particolare per villette, sismabonus, case popolari e onlus, con l’intento di agevolare i nuclei familiari a basso reddito. In particolare, si starebbe valutando una possibile proroga per mantenere l’agevolazione al 110% fino al 31 marzo per chi ha fatto almeno il 30% dei lavori al 30 settembre. E’ stato inoltre stabilito che i condomini che hanno adottato la delibera assembleare sull’esecuzione dei lavori entro il 25 novembre scorso e hanno presentato la Cila (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata) potranno ancora cedere all’impresa il credito di imposta, e quindi effettuare le opere senza sopportare costi. Ci sono inoltre almeno due proposte che riguardano le case popolari (Iacp) e le cooperative edilizie. La legislazione attuale prevede che per queste categorie di immobili la detrazione al 110% possa essere fruita per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023, a patto che alla data del 30 giugno 2023 siano stati effettuati lavori per un ammontare complessivo pari ad almeno il 60% del totale. Uno degli emendamenti, targato Pd, prevede di estendere questo termine al 31 dicembre 2024 con l’obbligo di aver effettuato il 30 per cento dei lavori entro il 31 dicembre 2023. Anche Forza Italia sarebbe in pressing per estendere l’incentivo al 110% per questi immobili.

Al di là delle possibili deroghe, il nuovo decreto prevede che dal 2024 la detrazione scenderà al 70% (anche per i condomini) e nel 2025 al 65%. Lo stop alla cessione dei crediti riguarda anche le somme spese per la riqualificazione energetica e la ristrutturazione di primo livello relativa alle parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori non inferiore ai 200mila euro. Stesso discorso per gli interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.

 

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Crediti foto: Shutterstock

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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