Seguici su

Attualità

Ecco il testo della lettera che Alessia Pifferi, in carcere per la morte della figlioletta, ha inviato a ‘Quarto Grado’

Pubblicato

il

“Caro Quarto Grado, se volete vi racconto ancora qualcosa…“

Caro Quarto Grado“, inizia così la lettera inviata alla nota trasmissione in onda ogni venerdì sera su rete 4 e a scriverla è Alessia Pifferi, la madre di Diana, la bimba di un anno e mezzo, morta di stenti poiché abbandonata a casa da sola per passare il weekend con l’amato. La pifferi ha 37 anni ed ora si trova in carcere, a San Vittore.

La lettera pubblicata da ‘La Repubblica’, è scritta tutta in stampatello, con qualche segno di cancellatura e porta in calce, in corsivo, la firma di Alessia Pifferi. Un nome pesante, che negli ultimi mesi è passato alla ribalta per un disgustoso fatto di cronaca nera che ha sconvolto l’opinione pubblica. Nella lettera la donna prova a dare qualche informazione sulla sua vita, quasi a voler cercare un alibi al suo malsano gesto, o quasi a voler restare ben impressa nella testa delle persone. Lei non vuole che la gente si scordi di lei, come vorrebbe qualunque madre avesse commesso quel gesto, lei si dice “avere la necessità di persone vicino a me, anche se giudicano male“.

Ho vissuto a Milano fino al matrimonio fino a quasi 20 anni, poi sono andata in Sicilia a Palermo perché mi sono sposata. Poi sono tornata a Milano a casa mia. Quindi ho vissuto solo con il mio ex marito, per il resto ero sempre in casa con i miei genitori o da sola. Ricordo che il matrimonio è stato molto bello, mi sono sposata in municipio a Palermo, in Chiesa a Milano a Ponte Lambro”, questo l’attacco della lettera e poi ancora, “in Sicilia ero vestita con l’abito da sposa prestato da mia sorella, invece quello di Milano l’ho comprato io risparmiando. Siamo stati una famiglia normale, abbiamo cercato di avere un figlio che non è mai arrivato“.

Per parlare di oggi e del papà di Diana, devo dire che non mi sento di esprimere nulla perché sono fatti così delicati che potrei parlarne solo privatamente a lui. So solo che vorrei poter tornare indietro a quel giorno per non uscire e riavere la mia bambina“. Poi la Pifferi chiarisce: “Io non ho mai detto che mia figlia era un intralcio nella mia vita e vorrei proprio sapere chi lo ha detto e perché. Ho semplicemente detto che è molto più difficile fare una propria vita con un figlio piccolo, ancora di più essendo una ragazza madre”.

Sia prima di essere in carcere che da quando mi trovo a San Vittore, ho sempre fatto sogni normali che riguardano la vita di tutti i giorni, come le cose di casa di Diana. Ovviamente che mi trovo qui mi fa tanta tristezza. L’unico sogno proprio strano l’ho fatto stanotte, è stato un incubo. Mi hanno chiamata per il colloquio e ho trovato l’avvocato D’Auria assieme a quello che credevo fosse il mio compagno attuale. Durante questo colloquio, l’avvocato è restato fuori mentre io non riuscivo neanche a parlare, mi sono alzata e nel sogno non ho più immaginato niente. Vi ringrazio ancora di aver voluto raccontare i miei pensieri. Alessia Pifferi“.

Questo è il sogno, ma purtroppo resta e pesa come un macigno la dura realtà: Alessia Pifferi, madre di 37 anni, esce dalla sua abitazione per recarsi dal compagno lo scorso luglio e vi rimane per alcuni giorni, mentre la sua bambina muore in completa solitudine, probabilmente piangendo, probabilmente chiamando “mamma.

Clicca qui per seguire OA PLUS su INSTAGRAM

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla PAGINA OA PLUS

Clicca qui per iscriverti al GRUPPO OA PLUS

Crediti foto: profilo Facebook