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Ucraina, intesa con Putin sui corridoi umanitari per aiutare i civili sotto assedio: “Ma la guerra non si ferma”
A otto giorni dall’inizio del conflitto in Ucraina, la seconda tornata di trattative fra le delegazioni ucraine e russe riunite in un luogo nascosto al confine tra Bielorussia e Polonia, ha portato all’intesa su una via d’uscita sicura per i civili dalla aree sotto assedio, come promesso dalla Russia. Ora l’ accordo sui corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili, garantiti da un cessate il fuoco temporaneo nelle aree interessate, andrà tradotto in concreto dalle rispettive Difese. Il capo-negoziatore russo, Vladimir Medinsky, ha parlato di “progressi significativi”, spiegando che sono state discusse questioni umanitarie e militari, oltre ad una possibile futura soluzione politica al conflitto. “Le posizioni della Russia e dell’Ucraina sono chiare”, ha spiegato.
Il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podoliak, non si è sbilanciato, sottolineando che non sono stati raggiunti “i risultati sperati”, mentre per il capo della commissione Esteri della Duma, Leonid Slutsky, anche lui ai colloqui, serviranno “diversi altri” incontri.
Ma intanto Putin non sembra avere la minima intenzione di sotterrare l’ascia di guerra.“Non ritornerò mai indietro rispetto alla mia dichiarazione che Russia e Ucraina sono un unico popolo”, ha dichiarato il presidente russo. Mentre l’esercito di Mosca continua a bombardare a tappeto, stringendo l’assedio da Chernihiv a nord a Mariupol a sud, il capo del Cremlino torna a parlare e rivendica la sua guerra contro “l’anti-Russia” creata dall’Occidente, “che minaccia, anche con armi nucleari”. “Stiamo raggiungendo gli obiettivi e avendo successo”, ha scandito il presidente russo.
Un’offensiva che, secondo il presidente francese Emmanuel Macron, che ha parlato oggi con il leader del Cremlino, mira a “prendere il controllo di tutta l’Ucraina”. Ma mentre i toni si fanno sempre più minacciosi, almeno arriva l’annuncio di corridoi umanitari.
Secondo Kiev, sarà anche permessa la consegna di cibo e medicine alla popolazione dei centri più colpiti. Un primo, timido segnale di apertura, di fronte al dramma di oltre un milione di profughi e un’intera popolazione allo stremo, dopo 8 giorni di conflitto. I colloqui riprenderanno all’inizio della prossima settimana, sempre in una zona segreta in Bielorussia.